C’era una volta una fanciulla che, sola soletta, viaggiava per il mondo. borsetta in spalla, scarpette e tanta voglia di esplorare il mondo.
Dopo molti giorni di cammino si fermò ai margini di una maestosa Foresta. Si sdraiò sotto una quercia, aprì lo zaino ed iniziò a mangiare. All’improvviso si sentì chiamare:
“Ciao, cosa fai da queste parti? Sono qui, sopra di te, riesci a vedermi…?”.
Chi aveva parlato? Dopo pochi minuti la ragazza si convinse che quella voce non era una voce; erano i rumori del bosco, tutto qua.
“Allora? Sono qui, sopra la tua testa!”
Nessuno all’orizzonte, non un uomo, non un animale… E una voce sempre più vicina, sempre più chiara, nitida. No, non è il vento, non sono le foglie, non è il ruscello. Insomma qualcuno ha parlato. Si fece coraggio ed alzò lo sguardo, sollevando il capo di scatto.
“Ciao! Sai, abito qui da sempre ed è la prima volta che una ragazza si ferma sotto casa mia…!”.
Uno scoiattolo. Uno di quelli “classici” con le unghiette nervose e la bocca da roditore sempre in movimento. Uno scoiattolo parlante!
La ragazza sapeva che di solito gli scoiattoli parlano solo quando vengono scritturati dalla Walt Disney Production o da qualche altra “major” di Holliwood.
“Non ti preoccupare, non ti stupire: sei alla Foresta Incantata. Qui tutto è diverso, magico. Qui se vuoi che la Foresta sia tua amica, devi dimenticare la biologia, la scienza, le regole. Niente regole: gli scoiattoli parlano? Possono farlo anche i gufi, le volpi, i lupi… Se è per questo giochiamo anche a biliardo; conosco un tasso che organizza partite di bridge… Sei disposta a credere in tutto ciò? Che ne dici? Ci stai?”
“Ci sto” –rispose la giovane avventuriera, seppure ancora incredula e un po’ timorosa.
“Perfetto –replicò il roditore rosicchiando una pigna verde –; So già che resterai qui. La Foresta diventerà la tua casa”.
“Cosa dici? –domandò lei – Perché dovrei restare qui? Mi serve una casa, avrò bisogno di altri vestiti, di cibo. Soprattutto avrò bisogno di denaro per tutto questo…!”.
“Avrai la casa, avrai di che coprirti e nutrirti, non avere fretta. Ora aiutami a risolvere il mio problema: vedi la mia pelliccia? E’ diventata opaca, spenta; ha perso la sua lucentezza. Fino a qualche tempo fa era un vestito prezioso, una camicia di ambra… Vuoi aiutarmi?”
La ragazza si mise all’opera. Non sapeva né come e né perché, ma si scoprì perfettamente in grado di lucidare una pelliccia di scoiattolo. Pelliccia che si mise a brillare ed a mostrare forme e trasparenze inaspettate, proprio come l’ambra.
Salutò lo scoiattolo e si rimise in marcia. Nei pressi di un torrente un’altra voce:
“Eccoti qua! Ti stavo aspettando… Se mi fai un favore ti indicherò il punto giusto per guadare il fiume senza bagnarti fino alle ginocchia!”.
A parlare fu un piccolo rospo smeraldino. Un vero smeraldo saltellante.
“Buongiorno a te –rispose la ragazza –. Qual è il tuo problema?”
“Presto detto: il verde è un bel colore; il verde smeraldo, poi, lo è ancora di più. Riesco a mimetizzarmi alla perfezione tra l’erba, sorprendere le mie prede con facilità. Ma conl’autunno l’erba si secca, le foglie marroni cadono in terra ed ecco che io divento visibile a tutti. Un rospo verde smeraldo su un tappeto di foglie secche… Come un’aquila in un pollaio, capisci? impossibile nascondersi! So che esistono altre pietre altrettanto lucenti, dai colori ugualmente accattivanti e ‘preziosi’… Insomma tu ami cambiar vestito ogni giorno. E la pettinatura. Ecco, vorrei un’altra casacca, tutto qua”.
Passarono pochi minuti e il rospo partì con la sua valigetta che conteneva una casacca d’argento, una gialla color dell’oro, più una serie di “scarpette” a molla realizzate con sottili fili di platino su cui erano applicati minuscoli rubini dai riflessi cangianti.
Tempo dopo la fanciulla raggiunse una casa in pietra. Tetto rosso, finestre infiorate, comignolo fumante. Diciamolo pure: una casetta da fiaba, anche se disabitata.
“Che bella notizia – pensò ad alta voce –: finalmente un luogo dove poter riposare, dormire in un letto, cucinare qualcosa di caldo. Spero che il proprietario non si arrabbierà se starò qui un po’…”!
Sullo zerbino, un cartello:
“PER LA FANCIULLA DALLE MANI MAGICHE: QUESTA È LA TUA NUOVA CASA; LA TUA CASA E LA TUA BOTTEGA. TU HAI SAPUTO ASCOLTARE LE VOCI DELLA FORESTA, NON HAI AVUTO PAURA DI CREDERE NELL’INCREDIBILE. SAPPIAMO CHE CI SEI AMICA. CHI TROVA UN AMICO TROVA UN TESORO, SI SA. TU, INVECE, I TESORI LI CREI, LI COLORI, LI SCOLPISCI, LI CESELLI. TU SEI LA NOSTRA GIOIELLIERA, LA NOSTRA ORAFA, LA NOSTRA MAGA. BENVENUTA!”
Non è dato sapere il nome di questa fanciulla che decise di restare a vivere in una casa nel bel mezzo di una vasta Foresta. Sappiamo però che tutte le creature che in quella Foresta abitavano, dai volatili ai rettili, dagli anfibi ai mammiferi, dagli insetti ai pesci d’acqua dolce la chiamavano semplicemente “Maga Foresta”.
In effetti le sue mani, le sue idee, i suoi monili erano qualcosa di molto vicino alla magia. Magia con cui riuscì, un giorno, a far tornare a brillare i denti del lupo più anziano: usò, in quel caso, un mucchietto di diamanti  che incastonò nelle vecchie radici del predatore. E il lupo, da quel giorno, si convertì alla dieta vegetariana: non voleva assolutamente perdere quella lucentezza, quella perfezione, quei “gioielli” che aveva nel sorriso!
Col passare del tempo anche gli uomini (uomini e donne, s’intende) iniziarono a servirsi di Maga Foresta, che era capace di inventare gioielli irripetibili, ideare forme, “muovere” colori e riflessi…
I monili, gli oggetti che uscivano da quella bottega erano davvero magici, inimitabili. Soprattutto “su misura” per le ragazze, per le donne (e anche per gli uomini) che li indossavano.
Oro bianco, oro giallo, oro rosa; e poi argento, pietre, perle… Questa la “materia prima”; materia che, tra le mani di Maga Foresta, diventava luce, colore, emozione.

C’era una volta una fanciulla; c’era una volta una Foresta: impenetrabile? Intricata? Spaventosa?Niente affatto. C’era una volta una Foresta… preziosa!!